Mondo Abilità

Il Blog di Altravoce Onlus

Altravoce… stesse emozioni

Quando ci passi a fianco può capitare di non accorgersi della sua esistenza, nonostante il vistoso colore rosso della facciata. Sarà per colpa del solito traffico del centro di Boario Terme, del piccolo parcheggio antistante, del negozio a fianco, oppure dei condomini di fronte che gli tolgono aria fin quasi a soffocarlo.
Dietro il vetro della porta, invece, si apre un mondo intero, nuovo, in grado di fare così tanta luce da mettere in ombra il resto. Basta poco a capirlo.
A muovere i fili di questa realtà è Fabio Dalceri, trentenne milanese trapiantato a Boario. Mi accoglie in quel suo mondo, che prova a bussare da dentro per far sentire la propria voce, un’altra voce, a chi sta fuori, a chi magari passa e non guarda, a chi vorrebbe conoscere ma non osa, a quanti si chiedono chi e cosa ci sia, lì dentro.
Dentro c’è la sede di Altravoce, una Onlus che prova a dare a tanti una voce che, al contrario, in pochi ascolterebbero. Alla base del progetto, la musica.
Le solite sette note intese come le conosciamo tutti, ma con finalità terapeutiche, in grado di aiutare ragazzi e adulti affetti da disagi psichici e relazionali come ritardo mentale, autismo, disabilità congenite o acquisite.
La Musico Terapia Orchestrale è infatti un itinerario terapeutico elaborato da Esagramma, un centro milanese di clinica, ricerca e formazione riconosciuto come “Centro di eccellenza formativa della Regione Lombardia”, di cui Altravoce rappresenta uno degli otto centri sparsi in Italia. <<Ho sentito il bisogno di creare questa associazione perché in Vallecamonica non esisteva la musicoterapia orchestrale e per venire incontro a chi ne ha bisogno, non solo alle persone fragili, ma anche ai musicisti e alle famiglie>> spiega Fabio.
Per una realtà che esiste da due anni, dunque nel pieno di questa crisi che ci portiamo dietro ormai da tempo, non deve essere stato un inizio agevole. <<Siamo partiti autofinanziandoci – continua Fabio, musicista con la qualifica di “Musicista Esperto in percorsi per la fragilità e il disagio”, ottenuta al termine di un Master triennale presso Esagramma – fino a quando, dopo la partecipazione ad alcuni bandi, abbiamo vinto quello indetto dalla Fondazione Comunità Bresciana per la Vallecamonica, che contribuirà,  per quest’anno, al 50% delle spese del progetto.>>
Una Onlus, tecnicamente una organizzazione non lucrativa di utilità sociale, si sostiene principalmente con il contributo dei soci, ma anche con raccolte fondi, mercatini di beneficenza o attraverso le donazioni del cinque per mille.
Il percorso formativo per gli allievi con disabilità ha la durata di tre anni. <<La persona che decide di iniziare il percorso di terapia presso di noi viene inserita da subito all’interno dell’orchestra>> continua il responsabile. <<Al primo anno si suona sempre tutti insieme, utenti ed educatori, e per ogni brano ci si scambia lo strumento. Il repertorio musicale è molto semplice, fatto di ninne nanne, corali e marcette. Al secondo anno si suonano delle suite, brani che hanno un inizio e una fine, secondo il canone logico della musica, mentre al terzo anno si arriva a suonare un’opera completa, una sinfonia che può durare anche trenta, quaranta minuti. Al termine del triennio passeremo alla formazione dell’orchestra vera e propria, l’Orchestra Sinfonica Altravoce.>>
Il salone che ospita le prove è zeppo di strumenti: chitarre, violini, violoncelli, contrabbassi, marimbe, metallofoni, arpe, timpani, tutti in bella mostra, lucidati, in attesa che gli allievi dei percorsi ne sappiano apprezzare il suono, assaggiare il tatto, ascoltare la sinfonia fondersi con quella del vicino. <<Alcuni di loro hanno un talento eccezionale, mi fanno venire i brividi quasi ogni giorno, durante la sessione educativa>> mi confida Fabio. Detto da un musicista, c’è da credergli.
Anche Silvia Franzoni collabora con Altravoce e ora è all’inizio del percorso di studio con Esagramma. Nei suoi occhi trovo conferma della gioia di stare in mezzo a ragazzi così speciali: <<E’ un’esperienza che mi coinvolge molto emotivamente. Io suono con loro nell’orchestra e la loro dimestichezza e creatività mi lascia spesso stupefatta.>> Ma il messaggio forse più bello arriva dopo una lunga chiacchierata con questi due giovani, che fanno coppia anche nella vita, intraprendenti e pieni di voglia di fare: <<Grazie alla musica questi ragazzi riescono piano piano a togliersi dalla sindrome di Peter Pan e, se prima era imbarazzante che qualcuno chiedesse loro cosa volessero fare da grandi, ora invece molti di loro, a quella domanda, saprebbero rispondere. Gli abbiamo creato un futuro possibile.>>
Un futuro che passa da un presente fatto di prove, un’ora alla settimana, il venerdì pomeriggio.

Il giorno in cui entro in Altravoce, e mi aggiro per il corridoio al termine della lezione, incontro un musicista speciale che mi saluta e mi stringe la mano, così,  con la naturalezza che altrove non sarebbe di casa. Guardo nella sala prove e vedo due di loro abbracciarsi, incuriositi dalla macchina fotografica, in posa per uno scatto da ricordare. In mezzo a loro c’è anche Francesco, ventiquattro anni, con difficoltà icstalmiche e tetraplegiche.
All’inizio mi confida lo scetticismo della madre, poi si allarga in un sorriso quando mi dice di essere riuscito a farle cambiare idea. Lo accompagna il padre, Giuseppe, entusiasta quanto il figlio. <<Veniamo apposta da Brescia, ma la gioia che vedo in Francesco rende meno pesante il viaggio. Lui aspetta in grazia ogni venerdì per essere qui.>> Del resto si sente musicista, come lo zio Thomas, dotato di orecchio assoluto. <<Gli ho chiesto di venire a vederci suonare>> mi spiega Francesco. <<Ha detto che verrà. Tra musicisti ci intendiamo>>. Ha voglia di parlare, si confida, si vede già proiettato verso il terzo anno, quando il saggio finale sarà un vero e proprio concerto davanti a un pubblico aperto e non ristretto ai familiari, come avviene invece nei primi due anni. <<Qui in Altravoce mi sto mettendo in gioco, vorrei diventare musicista – mi confida – anche se ho fatto pure l’aiuto regista teatrale, in una rappresentazione della compagnia Dutur Kaos>>, un gruppo specializzato nella clownterapia, con il quale ha collaborato anche Giuseppe. <<E’ fondamentale interagire con loro – mi spiega il padre – Il primo passo deve essere di noi genitori, accettare l’handicap del proprio figlio e viverlo con fiducia, perché ogni loro conquista, anche piccola, è un grande risultato anche per noi>>. Lo stesso pensiero di Gabriella, madre di Chiara, cerebrolesa e sorda. <<Nonostante queste difficoltà, mia figlia partecipa volentieri, le piace e ha trovato tante amicizie che altrimenti non avrebbe>>. Insieme spendono parole d’oro per l’equipe che segue questi ragazzi: <<Fabio, Silvia e tutti gli altri operatori sono fantastici, unici. Ci mettono entusiasmo, la loro è una missione. Se i nostri figli tornano volentieri ogni settimana il merito è loro>>.
Ma il merito va condiviso con le persone che con loro collaborano, come Lucia Cominini, psicologa e psicoterapeuta. <<La musicoterapia orchestrale facilita la relazionalità, insegna ai ragazzi a rispettare i tempi e i ritmi del gruppo>> mi spiega. <<Imparano a stare insieme agli altri, a pensare in funzione dell’altro, e questo stimola la loro socializzazione>>. O come Corinna Simonetti, che fa parte del team di Altravoce fin dagli inizi. Giovanissima, è diplomata in pianoforte al Conservatorio e vorrebbe diventare esperta in musicoterapia orchestrale attraverso il master di formazione Esagramma, ma <<solo dopo aver finito Economia all’Università>>. Ragazza semplice, ma con le idee chiare. <<All’inizio ero scettica, è bastata un’ora di prove per capire che il mio futuro sarebbe stato lavorare qui>>. Per i suoi ragazzi, undici in totale, sei adulti e cinque adolescenti, ha solo parole positive, frutto di un rapporto nato tra le note e che prosegue con la voglia di trasmettere loro la vitalità della musica. Una passione ripagata nel migliore dei modi. <<Tutti questi ragazzi hanno un’abilità incredibile, altro che noi semplici normalotti – mi spiega, divertendosi a chiamare così le personi comuni, che magari trovano più difficoltà con l’approccio alla musica rispetto ai suoi alunni speciali. <<Con l’esperienza che ho maturato qui, so che per loro tutto è possibile. Prima non l’avrei capito, nemmeno immaginato>>. Poi conclude lasciando sul tavolo il concetto più bello, la molla di tutto ciò che ruota intorno ad Altravoce. <<Tutti i nostri allievi sanno riconoscere che stanno facendo qualcosa di utile e bello, per loro ma anche per gli altri. È la più grande riconoscenza per il nostro team, che sogna per ciascuno di loro un futuro con meno incognite, che possa andare oltre gli scomodi schemi imposti dalla società di oggi.>>
Lascio Fabio e il suo gruppo con due convinzioni. La prima è che l'”altra voce”, di cui sono dotati questi ragazzi, può davvero regalare le stesse emozioni di quella che noi consideriamo uscire dalle corde vocali della normalità. La seconda è che la facciata della loro sede starebbe benissimo anche di un colore verde, come la speranza di un futuro migliore per tutti loro, coltivata dietro quella porta, a ritmo di musica.

Paolo Fontana,

“VALLECAMONICA – Reportage nella Valle dei Segni a cura di Ettore Mo e Luigi Baldelli”

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