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Perseveranza, pazienza e costanza: hai fiducia in chi è fragile?

Sicuramente ti è già capitato di fare una passeggiata in montagna. Bene, allora riuscirai a capire perfettamente quello che ti sto per dire. Quando hai a che fare con una persona con una disabilità grave – parlo quindi di autismo, ritardo cognitivo importante e sindromi genetiche – per riuscire ad arrivare ad un risultato con quella persona in una specifica attività – dal lavarsi i denti a suonare un brano sinfonico su uno strumento vero – la pazienza e la costanza sono due caratteristiche fondamentali per raggiungere l’obiettivo.

Affiancando quella persona, prendendoci cura di lei, ci ritroviamo ad avere una visione a lungo termine con un focus improntato sul quotidiano.

Pazienza, Costanza e Percorso

Ciò che fa la differenza, per fare un buon lavoro con quella persona disabile – e per quella persona disabile – è il percorso che disegnamo per lei. Pazienza e costanza sono attitudini sicuramente soggettive che determinano il punto di vista, anche emotivo, di chi sta vivendo quel percorso specifico e quindi, ciò che ci rimane, è avere fiducia: è difficile, se non impossibile, prevedere gli esiti di un percorso di primo anno di Musica Inclusiva Orchestrale in un gruppo di bambini con problemi relazionali e comportamentali, ma la fiducia che possiamo riporre in quei bambini, in quel figlio o nipote, è un atteggiamento decisivo che ci permette di raggiungere il traguardo insieme a quel bambino.

Vuoi un esempio concreto?

Prova a guardare questo servizio delle Iene: a 00:36 sentirai Giulio Golia che ti racconta i successi di Andrea Antonello, famoso ragazzo con autismo che con il padre Franco è  simbolo di un nuovo modo di fare sociale in Italia.

Noterai proprio i grandi traguardi raggiunti da Andrea. Bene, questo è un reale esempio di che cosa voglia dire avere fiducia nell’altra persona: non è il papà, la mamma o l’educatore che si prende carico del ragazzo fragile, ma è il papà, la mamma o l’educatore che ripone fiducia nella persona da aiutare e, dal trovarsi da soli, ci si riscopre in due.

La Fiducia è il primo passo

La fiducia è anche il risultato della consapevolezza del presente: insieme alla pazienza e alla costanza, è quella sensazione che ti fa sentire in movimento, che provi quando vai in montagna a fare una passeggiata – e qui in Valle Camonica di passeggiate ne abbiamo tante! – quel “qualcosa” che ti fa sentire che stai andando da qualche parte insieme a quel bambino e a quel ragazzo, ma solo dopo aver fatto tutto il percorso potrai comprendere, per lui, come ci siete arrivati.

E quindi, che cos’è un percorso?

Puoi parlare di un percorso ogniqualvolta ti ritrovi a pianificare e programmare una serie di attività o di azioni correlate tra di loro, che nel complesso aiuteranno la persona con disabilità a raggiungere un determinato obiettivo. Presta attenzione: obiettivo e successo, in questo campo, sono molto simili. Non è affatto scontato che un bambino con autismo impari a contenersi nella musica sinfonica e a suonare un pizzicato sul violoncello proprio quando è il momento dei pizzicati! Magari al saggio di fine anno, davanti ai suoi genitori, saprà fare “solo” quello. Ma è un nostro dovere – e un suo diritto  – riconoscergli ciò che è riuscito a fare con le sue abilità. E come l’esperienza della metodologia Esagramma insegna, con oltre 500 persone con disabilità in tutta Italia aiutate con la musica, quei pizzicati fatti al momento giusto, saranno solo l’inizio di una serie di successi per quel bambino.

E come diceva Jean Giono:

Il sole non è mai così bello quanto nel giorno che ci si mette in cammino.

Fabio Dalceri

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