Arte, disabilità e libertà: la vita “sospesa” di Silke Pan
Silke Pan è un nome che ormai incarna un’idea: l’arte che sconfigge le disabilità e si libra verso la libertà. Attrice del circo, atleta paralimpica, donna che ha trasformato una lesione spinale in un percorso di riscatto e gentilezza.
L’incidente e il momento di rottura
Il 2007 è stato l’anno che ha cambiato la vita di Silke: un incidente le ha causato una lesione midollare che l’ha resa paraplegica.
Il sogno del circo, i voli sul trapezio, sembravano archiviati per sempre. Eppure qualcosa dentro continuava a pulsare: il richiamo dell’arte, del movimento, della bellezza.
Nei primi anni dopo l’incidente ha allontanato anche lo sguardo verso il circo: non osava andare a vedere spettacoli che le ricordassero ciò che aveva perso.
Ma dentro di lei covava un desiderio che non voleva morire.
Dallo sport all’arte: l’altra faccia della rinascita
Silke era già un’atleta: aveva praticato triathlon, handbike e paraciclismo, raggiungendo livelli internazionali.
La competizione, la sfida col fisico, il limite da spostare per lei erano elementi naturali.
Poi, con il tempo, quel linguaggio atletico si è contaminato con quello del circo: oltre la prestazione la poesia e il corpo che parla.
Una svolta che si è manifestata in piccoli gesti: una verticale improvvisata, esercizi di forza per le spalle, esercizi di equilibrio. E alla fine, il corpo ha “ricordato”.
Silke non è soltanto atleta, né soltanto artista, ma un attraversamento.
Il ritorno sul palco: il circo come casa
Silke sa che diventare acrobata paraplegica è qualcosa che non si vede spesso.
Il suo ritorno al circo è stato un abbraccio con l’identità più profonda.
Con il Gravity Circus, ha iniziato a esibirsi di nuovo, adattando numeri e coreografie al suo corpo e trasformando il limite in linguaggio scenico.
Il pubblico, inizialmente curioso, diventa poi parte della narrazione. Molti spettatori, dopo lo show, confessano di non aver visto la sua disabilità ma solo l’arte.
Silke racconta anche di standing ovation, di emozione, di fiducia ritrovata nel circo internazionale grazie a direttori e colleghi che hanno creduto in lei.
Corpo, identità e bellezza: le parole di Silke
Silke vede il suo corpo come una coscienza, una “proiezione della mia coscienza in questa vibrazione materiale”.
Non sempre ha accettato quel corpo cambiato, ma col tempo ha imparato a conoscerlo, a dialogare con esso, a sentirne le reazioni.
Quando le chiedono se si “piace”, risponde che la bellezza è soprattutto armonia tra ciò che siamo dentro e ciò che il corpo esprime.
Prospettive e sogni futuri
Silke riflette spesso su cosa verrà: una scuola di circo inclusiva, o la possibilità di insegnare ad altri quel che ha imparato.
Aggiorna costantemente il suo repertorio, introduce nuovi elementi nelle sue esibizioni, sperimenta coreografie che parlino al pubblico e al tempo stesso rappresentino il suo corpo.
Il suo volo sul palco, nonostante l’assenza delle gambe, è un appello a guardare oltre, a non fermarsi alle apparenze, a inventare forme nuove per esprimersi.
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Enrica Pugliese
