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Sindrome di Down: realizzarsi con la spinta di un cromosoma in più

Nel mondo in cui viviamo, tante volte le persone con sindrome di Down vengono discriminate perché considerate non capaci, trattate come eterne bambine, ritenute non in grado di perseguire i propri sogni. Oggi poniamo l’attenzione a tre storie diverse, in tre ambiti differenti, ma la cui importanza è assoluta e mostra a tutti che

nulla è impossibile, neanche con un cromosoma in più.

La storia di Madeline

Madeline Stuart è una ragazza di 22 anni, proveniente da Brisbane, Australia. Il suo sogno più grande è sempre stato quello di lavorare come modella, per sfilare sulle passerelle più prestigiose del mondo: ebbene, da quando se l’è messo in testa, nel 2014, ha cominciato a fare provini e shooting fotografici, senza considerare la sua condizione come un ostacolo al lavoro, ma solo impegnandosi al massimo per raggiungere l’obiettivo che si era prefissata.

A 18 anni, nel 2015, la sua carriera ha una svolta: Madeline viene infatti contattata per sfilare nella Passerella con la P maiuscola, quella della Fashion Week di New York, ben figurando nonostante l’evidente emozione che inevitabilmente faceva trasparire. Il pubblico ha apprezzato la sua sfilata sincera, tributandole un’ovazione meritata, che si può vedere nel video qua sotto.

Un altro picco della sua vita lavorativa viene raggiunto nel 2016, quando il famoso magazine di moda Vogue la chiama per effettuare un servizio fotografico con l’abito da sposa, una scelta coraggiosa e che ha portato i suoi frutti.

Il coraggio e la tenacia che la Stuart ha dimostrato, devono risultare un esempio per tutte le ragazze che si chiudono in loro stesse considerando la propria condizione come troppo limitante per fare qualcosa di importante, cedendo alla paura di non essere capaci o all’altezza.

Il mondo è fuori – e tutti hanno il diritto di prendersene un pezzo per sé – soprattutto se si seguono i propri sogni.

La storia di Naila

Naila Alameddine è una donna di 36 anni, proveniente da Pergola, piccolo paese delle Marche. La sua è una vicenda di perseveranza. Lei non si è mai nascosta dietro alla sua diagnosi, ma ha sempre provato e riprovato qualsiasi cosa le andasse di fare, fino a raggiungere un’indipendenza che tanti purtroppo non hanno ancora.

Infatti, Naila si è realizzata, trovando lavoro come bibliotecaria nella scuola elementare della sua città e vivendo una vita attiva: a contatto con la natura, frequentando gli scout e immortalando con la sua fotocamera professionale vari soggetti, sia animali che meravigliosi panorami. Il motto del gruppo che frequenta, “Insieme”, rappresenta ciò che per lei è la vita:

un insieme di situazioni da vivere evitando la solitudine, a favore di un senso di integrazione globale che trascenda qualsiasi patologia.

Ha inoltre aperto un blog, “Il Mondo di Naila”, in cui parla di sé stessa, per far sì che altre persone possano riconoscersi nelle vicende da lei raccontate, siano esse positive o negative. Una specie di “diario” online, che nonostante la piega che sta prendendo il web odierno, sembra essere scarno di “haters”: tutti coloro che la incontrano per strada le fanno solo che complimenti, evitando le becere critiche, spesso immotivate che si vedono nei social network oggigiorno.

Naila ha avuto due fortune fondamentalmente: una famiglia presente, che ha saputo educarla al meglio, nonché un professore che ha sempre detto loro quanto lei fosse un “bocciolo di rosa” e che con le giuste indicazioni “sarebbe sbocciata al meglio”.

La storia di Giacomo e Giovanni

Giacomo e Giovanni Mazzariol sono due giovani fratelli di Castelfranco Veneto, di 22 e 15 anni. Il più grande ha dedicato un libro al fratellino, affetto da Sindrome di Down, intitolato “Mio fratello rincorre i dinosauri” (2016, Einaudi), dal quale hanno tratto anche un film che è uscito nelle sale il 5 settembre 2019, in cui descrive la situazione di vita di Giovanni – e i cui temi sono stati trattati dal maestro Fabio in questo video.

Il titolo del film è preso da un passatempo del fratello, che ama giocare con i modellini in plastica dei rettili preistorici.

“Sì, Giovanni è Down, ma il suo mondo è fighissimo”,

dice Giacomo con un inossidabile amore fraterno. Nel video qua sotto possiamo vedere il rapporto meraviglioso che c’è tra i due, oltre ogni barriera, patologia o numero di cromosomi.

Dal siparietto iniziale vediamo come Giovanni scherzi col fratello, prendendosi il merito di aver scritto il libro, nonostante ovviamente l’abbia fatto il fratello. Bellissimo è anche il momento in cui giocano scherzosamente – e quanto la spontaneità mostrata dai due sia importante per far capire a chiunque che sì, la sindrome di Down può essere un limite, ma che l’amore può abbattere qualsiasi muro possa esistere tra chi ne è affetto e i suoi stessi famigliari, coetanei e conoscenti. Non mi voglio perdere in inutile buonismo, ma guardando questo video si può davvero vedere che l’unica cosa preparata era la telecamera, facendo risultare l’intera situazione di Giacomo e Giovanni come realistica e proveniente dal cuore di due fratelli uniti da un vincolo indissolubile.

Queste tre storie sono soltanto un esempio di come le persone con la sindrome di Down possano essere incluse con il resto del mondo – e anzi possano risultare come esempio per tutti noi:

  • Madeline ci insegna come sia possibile abbattere anche i cliché più duri come quelli che possono esistere nel mondo della moda;
  • Naila ci mostra come sia possibile per tutti trovare un lavoro, anche in tempo di cambiamenti importanti e disoccupazione giovanile, impegnandosi al massimo per perseguire i propri sogni e obiettivi;
  • Giacomo e Giovanni infine mettono a nudo l’amore più puro – quello fraterno – in un mondo pervaso da odio e discriminazione, con una naturalezza che deve farci riflettere tutti.

In ogni caso, è da evidenziare come il ruolo dei famigliari sia fondamentale in tutti i casi: senza persone che ti sostengono tu puoi essere anche la persona più dotata di questo mondo, ma sarai destinato a non sbocciare. Facciamo sì che queste storie siano solo un esempio di vita normale e non delle meravigliose eccezioni.

M°Cristian Petenzi

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