Mondo Abilità

Il Blog di Altravoce Onlus

Il lavoro più bello del mondo, diario di un educatore

Faccio il lavoro più bello del mondo. Grazie al contributo di tutte le persone che collaborano con Altravoce – ma anche grazie al mio, diamo speranza a vite che molte volte non ne hanno.

Siamo a contatto con tantissime persone, con le quali stringiamo rapporti che negli anni generalmente diventano più stretti. E non si parla solo degli allievi, ma delle famiglie, degli amici, di chi ha sentito anche solo una volta un nostro concerto.

Perchè è così che funziona, la nostra musica entra nel cuore, dal primo ascolto in poi.

Vediamo crescere ragazzi che dal non riuscire a stare fermi sulla sedia passano a usare a loro modo uno strumento musicale, per poi arrivare a suonare Beethoven e Dvorak. Magari in Orchestra Sinfonica, dopo un Triennio pieno di grandi e piccole conquiste.

E’ tutto veramente splendido. Ma allora,

perché non si riesce a dormire, alcune notti?

Il lato difficile della disabilità

Pur essendo il lavoro più bello del mondo, penso che ci siano appunto due facce di una stessa medaglia.

  • Quella più esposta, che mostra la magnificienza degli effetti del nostro metodo: i progressi, la musica, la gioia.
  • Quella nascosta, che soltanto alcuni possono vedere e/o vivere, che mostra quanto sia dura la vita per alcune persone: i giorni critici, le lezioni storte, il lato difficile della disabilità.

E’ un bene che entrambe siano presenti, anche perchè evitano che gli addetti ai lavori sottovalutino determinate situazioni.

Ma non è facile.

Non è piacevole finire una lezione con le mani tra i capelli perchè pensi di aver sbagliato tutto.

Avere rimpianti su come si sarebbe/non si sarebbe dovuto agire in una determinata situazione.

Vedere che i progressi latitano.

Sentirsi impotenti, di primo impatto “inutili” per quel ragazzo.

Quando si chiede ad un educatore come effettivamente sia il suo lavoro, spesso si risponde d’istinto: è il lavoro più bello del mondo.

E lo è, davvero.

Questa sincera riflessione, il fatto di ammettere che a volte non va proprio come vorresti per quel ragazzo, non vuole essere uno screditamento del nostro ruolo di educatori, bensì una presa di coscienza su come a volte anche le cose più belle hanno un lato “nascosto”.

Ma è nel lato nascosto che si celano le opportunità. Nonostante tutte le difficoltà,

è grazie alle salite che si riesce a godere dell’esistenza.

Non sentirsi “abbastanza”

Riallacciandomi al discorso precedente: molte, troppe volte in questo lavoro non ci si sente “abbastanza”. Parola indefinita, me ne rendo conto, ma abbrevia la gamma di emozioni che vengono provocate.

Spesso non ci si sente sufficientemente all’altezza per fare fronte a crisi improvvise, o per affrontare le domande su “come potrà essere” il futuro per quel ragazzo. Non ci si sente abbastanza “freddi” per mantenere il sorriso e la professionalità da una lezione all’altra, soprattutto dopo aver avuto problemi importanti.

Ma, proprio prendendo esempio dai genitori dei nostri ragazzi, andiamo avanti. Il peso sul petto a volte è asfissiante, ma bisogna alzare la testa e dare l’attacco musicale che viene dopo, a quell’allievo.

Poi ovviamente c’è quella cosa del “non portare a casa il lavoro”, ma in alcuni casi lo si percepisce impossibile. Come si fa a non pensare a certe dinamiche? Com’è possibile restare indifferenti davanti al destino – talvolta percepito come eccessivamente limitante?

Il gruppo come terapia

Essere a contatto con realtà di un certo tipo è difficile. Affrontare il tutto da soli porterebbe ad un esaurimento delle proprie risorse troppo rapido nella maggior parte dei casi.

Ad Altravoce però abbiamo una grande agevolazione: il poter lavorare in gruppo. Avere la possibilità di confrontarsi con i colleghi sulle dinamiche di una lezione dà anche la possibilità di confidarsi con loro: in certi momenti anche solo una pacca sulla spalla da una persona che sa di certo di cosa parli è incredibilmente potente.

Riesce a portarti via un po’ di quel peso di cui parlavo prima, con la certezza che tu potrai essere di supporto quando quel ragazzo ne avrà bisogno.

E’ abbastanza naturale: per affrontare una grande regata è necessario che tutti i membri dell’equipaggio remino dalla stessa parte. Fortunatamente i “marinai” di Altravoce hanno una grande unità d’intenti – ed è il motivo per cui tutti i momenti difficili di cui ho parlato vengono sempre affrontati al meglio.

Anche grazie a questo il lavoro è il migliore del mondo. Unità spirituale e d’intenti, al servizio di chi ha una disabilità – grazie all’uso dell’arte suprema:

la Musica.

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