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Che cosa c’è dietro a un sogno? Diversità in Sinfonia V e la Chiesa Valdese

Vorrei riprendere il titolo, chiedendo davvero: “che cosa c’è dietro a un sogno”?

Se parliamo dei musicisti con disabilità mentale di Altravoce, possiamo dire che un tema più azzeccato per il nostro quinto festival non poteva esserci. Dall’esterno, non sempre si riesce a capire che cosa vuol dire mettere in scena un concerto (e un progetto) come Diversità in Sinfonia. La passione, lo studio e la fatica che ci mettono educatori e ragazzi durante l’arco dell’anno non è minimamente intuibile. Ma si sa, i sogni sono difficili da raggiungere, no?

Il Metodo Esagramma: la storia di Renato

Altravoce è ormai attiva da una decina d’anni sul territorio della Valle Camonica. Come abbiamo spiegato in vari articoli, tra cui questo, ci basiamo sul metodo Esagramma. Ma in cosa consiste?

In breve, la struttura temporale si suddivide in tre anni di formazione educativo-musicale progressiva e personalizzata (il Triennio). Grazie a questo percorso, ogni ragazzo arriva a conoscere i propri limiti e a superarli, come nel più bello dei romanzi.

Ma questa non è una fantasia, è la realtà.

Una realtà fantasmagorica, in cui una ragazza con disabilità intellettiva come il nostro Renato è diventato in cinque anni un violoncellista, nonostante le grandi difficoltà. Nel periodo di preparazione all’Orchestra, abbiamo visto la sua graduale – ma inesorabile – evoluzione.

All’inizio dell’anno accademico 2017/18 – l’ultimo capitolo del suo Triennio – si è arrivati ad un punto di svolta per la sua carriera musicale. Al terzo anno solitamente è tempo infatti di passare dall’alternare periodicamente i vari strumenti dell’Orchestra a focalizzarsi sul preferito (o i preferiti). La sua scelta ricade sul violoncello, entrando a far parte di una sezione importante per la nostra formazione sinfonica.

Il ruolo che Renato ha imparato ad avere e rispettare in Orchestra gli ha permesso di trovare un’identità non solo musicale ma soprattutto personale. Avevamo un solo violoncello disponibile per lui, quello piccolo da 3/4 ma un po’ troppo minuto per la grande fisicità di Renato. In più, mancava un qualcosa, serviva un violoncello di una qualità adatta per lui, per dargli così la possibilità di usare “una Ferrari” che gli consentisse di compensare le grandi difficoltà anche motorie. Questo assunto, “Grandi Strumenti per Grandi Difficoltà” è il principio base per il nostro lavoro con chi ha una disabilità mentale.

La sezione dei violoncelli di Renato

Grazie ai fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Metodista Valdese, è stato possibile realizzare un piccolo miracolo. Nella nostra Orchestra è arrivato finalmente un violoncello 4/4 per Renato, oltre a un vibrafono per Mattia, una Grancassa Sinfonica professionale Adams e soprattutto un set di Campane Tubolari Sinfoniche Majestic, che hanno alzato sensibilmente il nostro livello musicale. Per di più, l’introduzione di un Controller MIDI ci permetterà di aprire le frontiere a nuove composizioni per le musiche da film, sempre suonate dai nostri ragazzi con disabilità.

Sin dal primo pizzicato, il nuovo violoncello ha fatto apparire un sorriso indimenticabile sul volto di Renato. Sorriso che si è ancor di più allargato nel momento in cui ha fatto squillare per la prima volta le corde con uno strappato fatto con l’archetto, anch’esso nuovo di pacca.

Per ottimizzare il lavoro musicale, ogni musicista ha bisogno di strumenti di qualità eccellente. La Chiesa Metodista Valdese ha accolto questa nostra esigenza, permettendo a Renato e alla nostra Orchestra di superare ulteriormente le barriere date dalla disabilità mentale.

Ma nulla di tutto questo accade per caso. Grazie alla passione e alla preparazione dei suoi insegnanti, per Renato è stato ancora più facile progredire. E anche lui potrà, in futuro, prendere parte alle successive edizioni di Diversità in Sinfonia, magari nuovamente davanti a più di 700 persone, come è successo per la quinta edizione del Festival.

Il pubblico in quell’occasione ha potuto godere di un’esperienza unica, resa incredibile dallo squillo imponente anche delle campane di Sara, soprattutto nella Sinfonia n.9 di Beethoven (brano preferito della nostra strumentista).

Ma quindi, che cosa c’è dietro a un sogno?

Direi che si può iniziare dal duro lavoro, combinato con la tenacia che solo i nostri musicisti con disabilità mentale hanno. Per non parlare della costanza e la preparazione dei nostri insegnanti, che permettono loro di brillare sempre più. Oltre qualunque ostacolo.

Ma non ci si può esimere dal citare i nostri benefattori. Sì, perché dietro al nostro sogno, ossia Diversità in Sinfonia V, ci sono stati anche loro, la Chiesa Metodista Valdese e Fondazione della Comunità Bresciana in primis.

Un enorme GRAZIE da tutti noi, con la speranza di avervi ad un nostro concerto, magari al più presto, dal vivo.

Non solo per vedere che cosa c’è dietro ad un sogno, ma per viverlo in prima persona, supportati dalle ali della musica.

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