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Decadimento cognitivo

Terza Età: come proteggersi dal decadimento cognitivo

La chiave di una longevità vissuta in salute la vogliamo sapere tutti. E grazie ad alcuni studi scientifici adesso possiamo scoprirla. Per proteggerci dal decadimento cognitivo tipico dall’avanzamento dell’età, il Direttore del Board di MOHRE – il dottore Fabio Beatrice – afferma che siamo responsabili di come invecchierà non solo il nostro corpo ma anche il nostro cervello.

A cosa dobbiamo stare attenti nell’attualità?

All’ambiente e gli stili di vita. Perché sono considerati elementi fondamentali per evitare questo fenomeno: il quoziente intellettivo, il livello di istruzione, il tipo di lavoro, le relazioni sociali e le attività ricreative lavorano in sinergia per preservare neuroni e connessioni di qualità. Ricerca approfondita e dimostrata anche da Yaakov Stern (neuroscienziato cognitivo americano)

Il Cervello Non è Rigido Ma Flessibile e Sensibile all’Esperienza

Il dottore spiega: “Una delle scoperte più interessanti delle neuroscienze è proprio che il cervello non è rigido, ma flessibile e sensibile all’esperienza. Gli stimoli ambientali influenzano il cervello modificandone la struttura fisica e l’organizzazione funzionale nel corso della vita.”

In più si è scoperto che i vari comportamenti dannosi agiscono in maniera differente sull’organo della cognizione:

  • il consumo di alcol determina alterazioni strutturali mentre
  • il fumo danneggia il funzionamento delle strutture.

I loro effetti combinati sono molto maggiori, specialmente nel cervello delle persone anziane.

“Gli stili di vita sono la chiave di una longevità vissuta in salute”

Dottor Fabio Beatrice, Direttore del Board di MOHRE

I Cambiamenti Strutturali del Cervello Possono Essere Invertiti con l’Abbandono delle Sigarette

Il decadimento cognitivo non è solo dovuto all’avanzare dell’età, ma anche al fumo di sigaretta, che rappresenta un vero e proprio fattore di rischio. Tutte le evidenze hanno dimostrato che i fumatori hanno, in media, un funzionamento cognitivo più debole in età avanzata, con punteggi più bassi in aree come flessibilità cognitiva e memoria. Inoltre, il fumo è legato a un maggior rischio di demenza: quasi il 14% dei casi di malattia di Alzheimer nel mondo può essere attribuito al fumo. Nel 2015, uno studio pubblicato su Nature ha evidenziato che la corteccia cerebrale dei soggetti che smettono di fumare ha bisogno di almeno 25 anni per il completo recupero della funzionalità delle aree corticali. La cessazione del fumo potrebbe quindi portare a una reversibilità dei danni, ma in un periodo di tempo estremamente lungo.

Decadimento cognitivo anziani

Il Tesoro del Cervello: La RC

Di cosa stiamo parlando? Della ‘riserva cognitiva’ (RC), è il tesoro del cervello. Un surplus di neuroni, sinapsi e connessioni che aiuta a resistere agli effetti del tempo. La RC viene utilizzata come una potente forma di protezione contro le malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, e anche per una migliore ripresa in caso di traumi cerebrali o ictus.

La ‘riserva cognitiva’ è stata descritta per la prima volta nel 1988 da Robert Kaztmann dell’Università di San Diego negli Annals of Neurology. La descrizione si basava sull’esame di 137 residenti di una RSA con un’età media di 85 anni al momento del decesso, che presentavano segni cerebrali di neurodegenerazione senza mostrare sintomi in vita. Dieci di loro avevano segni anatomici della demenza, ma le loro cartelle cliniche indicavano risultati migliori nei test cognitivi rispetto ai loro coetanei sani.

Questa scoperta ha fatto pensare all’esistenza di un surplus di neuroni altamente efficaci. Recentemente, l’idea che questa riserva sia determinata geneticamente è stata integrata con l’idea che essa possa essere costruita nel tempo, e sono stati identificati i fattori che la favoriscono.

Decadimento cognitivo: Più Istruzione, Maggiore Protezione

La riserva cognitiva ha un impatto sull’età in cui compaiono i sintomi, la velocità di progressione e le manifestazioni evidenti di demenza e di Alzheimer. Uno dei fattori che contribuisce alla costruzione di questa riserva di neuroni e connessioni è certamente la formazione e la sua durata: più tempo viene dedicato all’istruzione, maggiore è la protezione che si può avere. La riserva protegge anche in caso di forme più leggere di deficit cognitivo, come il MCI (disturbo della memoria auto-riferito). In uno studio condotto su 273 anziani con MCI o demenza, coloro che avevano un titolo di studio universitario erano significativamente più anziani, dimostrando che la riserva esercita un effetto tampone per diversi anni. Non solo i sintomi compariranno più tardi, ma le prestazioni come la fluidità verbale saranno migliori.

Anche il bilinguismo contribuisce in questo senso: imparare due o più lingue durante l’infanzia può prevenire i segni della demenza in età avanzata, che rimangono nascosti per molto tempo prima di manifestarsi. Si stima che oltre la metà della popolazione mondiale parli regolarmente due o più lingue. Negli Stati Uniti, circa il 20% della popolazione parla una lingua diversa dall’inglese a casa.

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Katherin Sanchez

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