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Disabilità: 8 spunti per contrastare i luoghi comuni

L’ho già detto negli articoli precedenti: la diversità fa paura! Questo vale in tutti gli ambiti sociali e a maggior ragione nel mondo della disabilità, semplicemente perché le differenze appaiono più evidenti. Una reazione naturale alla paura è quella di creare dei luoghi comuni senza alcun fondamento per proteggersi in qualche modo da tutto ciò che ci può spaventare.

Mi vengono in mente per esempio le centinaia di notizie false (le cosiddette “bufale”) che ogni giorno rimbalzano sui social. Pensiamo per esempio a quanti articoli sono circolati fino a non molto tempo fa sulla sensazionale “pillola anti tumore”, non nascondo che a me fanno molta rabbia queste cose, ma sono la dimostrazione che per esorcizzare le nostre paure siamo disposti ad inventarci di sana pianta soluzioni, anche se non hanno alcun fondamento.

La domanda che mi pongo oggi perciò è questa:

Nel caso della disabilità perché mai si dovrebbe avere paura?

Leggi questi otto spunti che dimostrano quanto disabilità e paura siano due mondi lontanissimi:

  1. Il bambino disabile gioca e ha voglia di divertirsi, esattamente come tutti i suoi coetanei, certo, magari riesce a partecipare al gioco in modo diverso, ma una volta integrato e incluso, non ha nessun problema; anche per gli altri bambini diventa normale trovare un modo per divertirsi tutti insieme. Siamo spesso noi adulti che per paura mettiamo dei limiti dove non ci sono.
  2. La persona disabile ha sogni, desideri e obiettivi esattamente come tutti gli altri.
  3. Ogni persona è unica e anche nel mondo della disabilità è sbagliato generalizzare. Non è detto per esempio che l’handicap fisico e quello psichico vadano sempre a braccetto. Mi viene in mente un professore del liceo, che ogni volta che mi incontrava si rivolgeva a me parlando molto lentamente e urlando. Ricordo che un giorno l’ho guardato e gli ho semplicemente detto: «Guardi che sono in carrozzina, ma capisco quello che mi dice e ci sento benissimo!».
  4. Non bisogna aver paura di fare domande: a me non dà fastidio se qualcuno mi chiede qualcosa sui miei problemi, perché questa è la mia normalità, io sono così e non mi offendo se la gente per conoscermi si interroga su alcuni aspetti.
  5. I limiti aiutano a mettere in luce altre capacità. Mi affascinano da sempre le persone non vedenti che sono in grado di sviluppare all’ennesima potenza gli altri sensi. Potrebbe essere un insegnamento per tutti noi che magari ci limitiamo a fare sempre le solite cose e alla stessa maniera.
  6. C’è l’idea poi che con la persona con disabilità sia necessario mantenere una sorta di “Tacito rispetto”. Non parlo di cattiverie gratuite o bullismo, dico però, che anche noi sappiamo essere auto ironici.
  7. Una persona a me molto cara diceva che, se è uno è stronzo, lo è anche su una carrozzina. C’è infatti il luogo comune che una persona disabile sia sempre eccezionale, buona, brava, sensibile e di esempio per gli altri. In altre parole: “A te è tutto concesso perché, poverino, hai dei problemi”. Ogni persona ha pregi e difetti, per rispetto della dignità di ciascuno, a mio modo di vedere, non si devono nascondere o giustificare gli errori commessi.
  8. C’è ancora un luogo comune che secondo me rimane tutt’oggi il più diffuso e il più difficile da sconfiggere, quello secondo cui le persone disabili siano “angeli asessuati”. Amore e disabilità è un argomento che costituisce ancora un grande tabù nella nostra società. Ci si innamora, si gioisce e si soffre, esattamente come succede a tutti.

Concludendo, vedo due possibilità: possiamo continuare a rifugiarci nei nostri luoghi comuni per sentirci in qualche modo protetti, ma chiusi nelle piccolezza e nei condizionamenti delle nostre superstizioni; oppure abbiamo l’opportunità di prendere un po’ di coraggio e affrontare le nostre paure, sentendoci così più sereni sia con noi stessi che con gli altri.

Pensaci, vale sempre la pena fare un piccolo sforzo.

Luca Dalla Palma

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