Mondo Abilità

Il Blog di Altravoce Onlus

Perchè mettersi in gioco?

Fino a qualche anno fa nella nostra società, esisteva quasi una regola non scritta secondo la quale una persona con disabilità doveva essere lasciata in pace, senza ricevere stimoli.

Quante persone con problemi si vedevano in giro per i paesi? Pochissime, se non nessuna.

Questo accadeva per un motivo molto semplice e del tutto comprensibile: per paura. Da un lato le famiglie temevano la reazione della società, di come le altre persone potessero rapportarsi con il loro figlio, magari non trattandolo nel migliore dei modi e quindi ferendo i suoi sentimenti. C’era però un altro aspetto della paura, cioè è rischioso dare stimoli, perché “tanto lui non ce la fa”, perciò, perché farlo scontrare con la delusione di un fallimento sicuro?

Eppure mi vengono in mente, tanti ragazzi con sindrome di down, che sono riusciti ad emergere e diventare dei veri e propri campioni nelle discipline sportive; oppure penso alla stessa realtà di AltraVoce dove, nel Triennio di Musica Inclusiva Orchestrale, persone con dei limiti diversi, riescono a fondersi insieme e a trovare nella buona musica il loro modo di esprimersi, di crescere e diventare più autonomi sul fronte del linguaggio, della relazione e delle competenze.

Porto anche il mio personale esempio. Fin da piccolo i miei genitori mi hanno sempre stimolato a provare a vivere le mie esperienze, ancora oggi, ogni tanto, io e mamma ridiamo nel ripensare alla sua angoscia, quando l’estate della seconda elementare, per la prima volta senza di lei ho partecipato a un campo-scuola con i miei coetanei. Ogni volta che ne parliamo la ringrazio, perché se avessero vinto le sue preoccupazioni (oltretutto sacrosante) e mi avesse tenuto a casa, non sarei diventato la persona che sono oggi, con una vita sociale e con molte soddisfazioni per i traguardi che sono riuscito a raggiungere.

Perciò la domanda di oggi è: perché vale sempre la pena dare la possibilità al proprio figlio di mettersi in gioco nonostante la fragilità? Provo a dirvi la mia idea con 8 punti:

  1. Solo provando si ha la possibilità di scoprire la miriade di opportunità che il mondo ha da offrirti.
  2. Solo provando si riesce a conoscere in profondità se stessi. Non solo si riconoscono i propri limiti, ma soprattutto emergono le proprie capacità.
  3. Le capacità, poi, si trasformano in obiettivi e sogni che danno senso e gusto alla vita.
  4. Solo provando e riprovando anche se può costare fatica porta ai risultati. Per gli altri potrebbe sembrare una banalità, ma voi non potete immaginare quanta soddisfazione ho avuto quando a fisioterapia, dopo anni che non lo facevo più (perché tutti compreso io eravamo convinti che non ce l’avrei più fatta), sono riuscito a camminare col girello, certo non riesco a fare tanta strada, ma ogni passo e una gioia.
  5. Solo provando, poi, si può condividere l’entusiasmo con gli altri dei piccoli e grandi obiettivi raggiunti. Quando una persona è felice per essere riuscito in qualcosa e te lo racconta, ha quella luce negli occhi, che senza dubbio porta serenità anche a te.
  6. Bisogna provarci anche per essere di stimolo per gli altri. Quando vedi una persona che è riuscita a farcela, ti viene la voglia di provare ad avventurarti tu stesso in qualcosa di nuovo. Poco tempo fa, un mio amico, anche lui con disabilità, mi raccontava di aver cominciato a praticare una nuova esperienza e di quanto questo lo rendesse felice. Subito il mio pensiero è stato: “in questo periodo anch’io avrei bisogno di nuovi stimoli, devo inventarmi qualcosa di nuovo”.
  7. Bisogna sempre ricordare che chiedere aiuto non è una sconfitta: se io tengo molto a fare una cosa, e da solo non ce la faccio, basterebbe soltanto un piccolo aiuto, per raggiungere l’obiettivo, perciò sarebbe stupido intestardirsi.
  8. Vale sempre la pena tentare, anche la sconfitta può diventare un’opportunità nonostante faccia male, perché permette di tirar fuori l’ingegno e trovare un’altra strada per raggiungere il traguardo.

Concludo con questa bella citazione: “Qual è l’uomo più felice, colui che ha sfidato la tempesta della vita ed ha vissuto o chi è rimasto saldamente a terra ed è semplicemente esistito?”.
(Hunter S. Thompson)

 

Luca Dalla Palma

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