Mondo Abilità

Il Blog di Altravoce Onlus

Sensibili si diventa

“L’inclusione non deve essere un’attività che bisogna insegnare alle persone o che questi ragazzi devono frequentare. Deve essere una cosa che viene dalla coscienza e dalla sensibilità della gente che gli sta intorno.”

Questa è una dichiarazione rilasciata ai Media da parte di un genitore di un figlio disabile. Ovviamente è un’opinione che rispetto, perché dopo tutto ognuno di noi ha un suo vissuto che deve essere rispettato, ma io, proprio per la mia esperienza, la penso completamente all’opposto.

Avere una disabilità non vuol dire automaticamente che tutti siano immediatamente disponibili a fare un passo verso di te. La sensibilità non è una caratteristica infusa dall’alto a tutti, c’è chi è sicuramente più portato e fa particolare attenzione, ma non sempre è così e non possiamo considerarla una colpa.

Penso sia evidente che le molte persone che non vivono a stretto contatto con la disabilità, siano in difficoltà, non sappiano come rapportarsi o semplicemente non si pongano il problema.

Come già detto nei precedenti articoli la diversità fa paura e tocca prima di tutto a noi che siamo considerati “diversi”, alle nostre famiglie, aiutare a superare le difficoltà che gli altri possono incontrare.

Vorrei provare a proporvi cinque esempi per dimostrare che la sensibilità va coltivata, proprio come una bella pianta che per vivere ha bisogno di essere curata e annaffiata.

  1. La prima persona che mi viene in mente e che definirei un vero “portatore di sensibilità” è Papa Francesco. Al di là delle questione religiosa, ci troviamo di fronte a un personaggio pubblico in grado di farci fermare a riflettere. In questa nostra società della fretta e dei social network in cui neanche più la morte in diretta televisiva ci fa più particolarmente caso, il Papa ci richiama spesso, mettendo sempre al centro dei sui discorsi chi è più fragile di noi.
  2. Il volontariato: in qualsiasi forma o ambito sia, è lo strumento per eccellenza che permette di superare tutte quelle etichette e luoghi comuni che creano muri fra le persone. Tutti coloro che vivono un’esperienza di volontariato in modo serio, sostengono di uscirne diversi, arricchiti, in altre parole più sensibili e attenti.
  3. Accettare la difficoltà degli altri. In questo caso mi riferisco a persone adulte, i bambini di solito sono più diretti e autentici, perché appunto, non hanno ancora sviluppato quei luoghi comuni per difendersi dalla paura di ciò che è diverso. Io ormai credo di avere “l’occhio clinico” per alcune situazioni. Tante persone che non mi conoscono, mi vedono arrivare su una sedia a rotelle, muovermi in modo scoordinato e mi sentono parlare come un ubriaco e giustamente si spaventano. Non sanno come rapportarsi con me e a volte per camuffare il loro disagio, assumono comportamenti che a me danno fastidio, trattandomi come un bambino che non capisce. Se io in quei casi mi offendessi, rispondessi male e me ne andassi, non sarei d’aiuto, invece la maggior parte di quelle persone, dopo cinque minuti che parlano con me, cambiano atteggiamento, superano la difficoltà dell’impatto iniziale e si rapportano nei miei confronti in modo normale.
  4. Ho conosciuto una ragazza con sindrome di down che per diletto compone delle sculture in legno, credetemi, sono rimasto estasiato, le sue, sono vere e proprie opere d’arte. Far vedere che nonostante una disabilità le persone sono in grado di realizzare ugualmente grandi cose, non solo fa capire che gli ostacoli non rappresentano necessariamente un impedimento per inseguire le proprie passioni, ma può anche essere da stimolo per chi magari pur non avendo problemi evidenti, non ha più voglia di mettersi in gioco.
  5. È questione di atteggiamento. Non giriamoci intorno, la vita non è facile per nessuno, a maggior ragione per una persona che ha più difficoltà, non vi nascondo che io per primo devo spesso fare i conti con momenti di sconforto; potrei arrabbiarmi ma non servirebbe a superare le mie difficoltà, al contrario peggiorerebbe solo la situazione. Invece io cerco sempre di affrontare la vita con il sorriso, per riuscire a vedere che nonostante tutto, posso godere di tante cose belle.

In conclusione ribadisco, non tutti nascono sensibili, ma chi lo diventa, non solo può essere un sostegno per gli altri, ma di certo vive meglio con se stesso.

Ciascuno di noi, in qualunque situazione viva, può essere portatore di sensibilità e positività, senza pretendere che siano sempre gli altri a venire verso di noi.

Luca Dalla Palma

 

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