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la musica come strumento di inclusione

La Musica come Strumento di Inclusione: Le Motivazioni

Ad Altravoce utilizziamo la musica come strumento di inclusione durante il triennio di Musica Inclusiva Orchestrale. Ci basiamo sul metodo Esagramma che consente lo sviluppo delle abilità relazionali dei bambini, ragazzi e adulti con sindrome dello spettro autistico, disabilità intellettiva e sindromi genetiche (altrimenti di difficile apprendimento). Oltre a consentire l’Inclusione, permette di imparare a suonare degli strumenti e delle musiche importanti e conosciute, proprio come farebbe un ragazzo senza disabilità.

Il metodo Esagramma ha quasi 40 anni di esperienza nel campo di Musica e Disabilità. Centinaia di professionisti hanno apportato:

  • un grande valore
  • una costante ricerca musicale e psicopedagogica

affinché persone fragili possano sentirsi importanti e sopratutto possano sentirsi INCLUSE insieme a persone senza disabilità.

L’Inclusione permette ai ragazzi/adulti di essere parte del gruppo

Quale gruppo? Il Piccolo Gruppo Orchestra del Triennio in cui fanno parte in uguale misura persone con e senza disabilità mentale o fisica. Da dire che si tratta di un’enorme ricchezza per tutti.

L’Inclusione di cui parliamo va oltre il fatto di stare insieme nella stessa stanza. Comprende la capacità che la persona – nonostante la disabilità – possa percepire: capacità di interpretare e di valorizzare i rapporti che esistono fra la musica suonata nel gruppo orchestra e quella che la persona adotta tutti i giorni nella sua quotidianità. A questo punto avviene una modulazione, un cambiamento degli atteggiamenti cognitivi o cambiamenti comportamentali.

L’equipe – formata da musicisti, educatori ed operatori sociali – è incaricata di valorizzare il potenziale di ogni membro del piccolo gruppo orchestra. Ci dedichiamo a tutti coloro che hanno ostacoli nella sfera della comunicazione e dell’espressione, fragili nell’ambito cognitivo e relazionale.

Oggi ci immergeremo sulle Motivazione all’apprendimento musicale dei nostri ragazzi fragili.

Quanto è disposto a dare (collaborare) la Persona fragile?

La motivazione all’apprendimento va notata fra le condizioni che devono in qualche modo essere evidenziate sin dal primo incontro con il bambino, ragazzo o adulto in difficoltà.

Non avrebbe realmente senso ‘infliggere’ un percorso musicale privo di aperture significative e di prospettive realistiche. La persona fragile esprimerà ovviamente a proprio modo questa disponibilità. Ma è compito dell’educatore saperne riconoscere i segnali.

  • magari portandoli alla luce attraverso una opportuna elaborazione del desiderio o della attesa di chi lo accompagna
  • o al contrario, esplorando le ragioni di uno scetticismo previo e tenace.

Le motivazioni attraverso l’apprezzamento per la Qualità musicale

Il processo di evoluzione della coscienza di sé che il percorso MIO mira ad attivare, incomincia ad offrire qualche segnale sicuro del suo avvio nel momento stesso in cui il ragazzo esprime in qualche modo il desiderio di essere istruito.

Le motivazioni all’apprendimento passano sempre attraverso il profilo dell’apprezzamento per la Qualità del lavoro musicale.

la musica come strumento di inclusione

L’educatore motiva nel corso del lavoro musicale (durante le sezioni):

  • Ogni richiesta
  • Ogni apprezzamento
  • Ciascuna affettuosa pressione sullo strumento
  • Qualsiasi segnalazione di insuccesso

in rapporto alla bella o alla brutta figura musicale che ne scaturisce. Nei suoi gesti, nelle sue locuzioni, nelle sue emozioni e nel suo entusiasmo, si esprime sempre una grande passione per la riuscita di una performance dell’insieme che dia soddisfazione per la qualità dei suoi risultati.

Il sincero coinvolgimento degli operatori sociali

E’ decisivo il sincero coinvolgimento dell’educatore per instaurarsi di questa fusione di motivazioni fra lui e il ragazzo fragile. Coinvolgimento nell’impresa della ricerca, della sperimentazione, della selezione del prodotto musicale migliore.

Dott.ssa Licia Sbattella (fondatrice del metodo, insieme a Mons. Pierangelo Sequeri) – in questo ambito sottolinea il fatto che l’orientamento allo strumento musicale è l’elemento di più sicura efficacia per il coinvolgimento degli utenti richiesto da questo lavoro.

Perchè,

da una parte, chi è per formazione ‘psicologo’ è particolarmente esposto a non tenerne conto e neanche l’educatore generico. D’altra parte, il musicista ha bisogno di correggere costantemente la sua oscillazione fra la ricaduta nella rigidezza dei modi convenzionali dell’istruzione musicale appresa, e la rinuncia pura e semplice nei confronti della ricerca di un risultato realmente musicale.

Il ‘progetto’ di un concerto finale

Un incentivo che può essere utilizzato è anche il ‘progetto’ di un concerto finale per ogni anno di corso. Al termine di ciascun anno i ragazzi si esibiranno in un saggio, ovvero un piccolo concerto.

Nel Primo Anno si terrà nello stesso luogo in cui durante l’anno hanno fatto musica. A cui parteciperanno i vari bambini, ragazzi e adulti con disabilità, e gli operatori dell’équipe di Altravoce, oltre ai loro genitori.

Nel Secondo Anno l’esibizione avrà luogo in un piccolo teatro o auditorium, con un pubblico massimo di cento persone, tra conoscenti, familiari e amici dei musicisti.

Infine nel Terzo Anno il concerto è più grande ed è generalmente possibile organizzarlo in un teatro da due-trecento persone, alla presenza anche di “estranei”: questo è il grande preludio all’ingresso dei musicisti nell’Orchestra Sinfonica.

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katherin sanchez

Katherin Sanchez

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