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Oltre l’autismo: le storie di George e Antonio

Per un bambino autistico uno dei problemi più grandi è l’inclusione nel gruppo di chi ha la sua età, ovvero essere circondato da compagni con strumenti adatti per comunicare in modo da capirsi a vicenda; dipende da caso a caso, non tutti i bambini con autismo sono uguali, ma la stragrande maggioranza delle volte i compagni non capiscono come comportarsi con un loro pari autistico. I comportamenti vengono spesso considerati “strani” e l’esclusione sociale è uno spauracchio onnipresente.

Questo accade anche quando il bambino con autismo è a contatto con gli adulti. I problemi nascono quando non si sa come affrontare alcune situazioni.

E se ci fosse un “manuale di istruzioni”?

In effetti, parlando con chi è esperto di autismo ed educazione, ciò che servirebbe sarebbe una specie di “manuale d’istruzioni”. Tutti parlano di inclusione, ma senza strumenti in materia di comunicazione e relazione non è possibile approcciarsi in maniera adeguata con chi è affetto da autismo: si va sempre molto “a naso” senza però essere consapevoli di ciò che si può e ciò che non si dovrebbe fare per aiutare chi ha bisogno di noi.

Ci sono poi bambini che purtroppo non riescono a descrivere ciò che provano, ma nelle difficoltà di un mondo che non sembra alla loro portata hanno dei genitori coraggiosi che lo accudiscono e lo educano con l’aiuto di professionisti e persone sensibili, fino ad arrivare al risultato desiderato. Seppur la strada richieda tempo e fatica, un lavoro adeguato per una bambino con autismo non solo può migliorare (o salvare, in alcuni casi) la sua vita, ma anche quella delle persone che gli stanno intorno, in primis i famigliari.

Oggi vogliamo parlare di due storie “di vita e autismo” (come dice Saverio Tommasi di Fanpage.it), che hanno fatto commuovere migliaia di persone.

La storia di George, come spiegare l’autismo in due minuti

George è un bambino statunitense di 11 anni, che quando ne aveva 9, comprendendo la difficoltà dei suoi compagni nel trattare con lui a causa della sua condizione di autismo, ha realizzato un breve video per spiegarlo a tutti.

In neanche 2 minuti, George è riuscito a descrivere tutte le sue difficoltà nell’approcciarsi ai rapporti interpersonali, alla scuola, alla vita con una grande spontaneità e un senso dello humour straordinariamente maturo per la sua età e condizione.

In questo documento il bambino confessa che i genitori inizialmente pensavano che non avrebbe mai parlato, visto che ha impiegato ben tre anni per dire la sua prima parola – e dice ai suoi compagni che a volte impiega tanto a rispondere perché fatica a focalizzarsi su un suono, visto che si confonde ascoltando contemporaneamente tutto ciò che gli arriva alle orecchie.

“Tendo a prendere le cose troppo letteralmente: infatti, se mi dite di suonare una musica ad orecchio, potrei sbattere la mia testa sul pianoforte!”

Una dose di autoironia che spesso manca a persone molto più adulte e con meno problemi. George ci confida  poi che il suo estraniarsi non è sempre legato al non voler giocare con gli altri bambini. Semplicemente ha bisogno che qualcuno, nella relazione, faccia il primo passo: aspetta che gli amici vadano a chiedergli di unirsi a loro. George, in fondo, si diverte tanto con tutti.

Un giorno ha deciso che la sua condizione non lo avrebbe limitato nel suo sogno di diventare un dj: fatto sta che nonostante la sua giovanissima età George pubblica già dei brani remixati con maestria, segno di un buon talento da coltivare, come ha fatto il ventitreenne Kodi Lee, che con le sue doti musicali ha emozionato il mondo.

La storia di Totò e del suo “compagno scomodo”

Antonio, detto Totò, è un bambino con la famiglia veramente coraggiosa: nonostante tutte le difficoltà date dalla sua condizione di autistico, ha dei genitori che lo amano e che hanno deciso di condividere la loro esperienza con un video su Fanpage.it, mostrando a tutti come vivere a contatto con quel “compagno che nessuno ha invitato”.

“Antonio non indicava. Il 17 luglio 2015 (a circa 1 anno e mezzo ndr) però ha allungato il dito per farmi vedere l’acqua che scendeva dalla fontanella: da quel momento è come se fosse il giorno del compleanno.”

racconta commossa la madre.

Pensiamoci, un bambino molto piccolo non ha la capacità di parlare, quindi può far capire ai genitori se ha fame o se vuole qualcosa solo attraverso la comunicazione non verbale: la madre Roberta doveva capirlo senza questo ausilio, quindi doveva un po’ tirare ad indovinare di cosa avesse bisogno Totò. In questa difficilissima quotidianità è stata la tenacia della mamma a permettergli di migliorare nella sua comunicazione e quel giorno, il suo ditino iniziò a indicare.

“I bambini con autismo capiscono: a loro manca la chiave di lettura del mondo ma capiscono tutto.”

Chi ha la fortuna di non essere in quella condizione, difficilmente capisce quanti e quali problemi devono risolvere sia i figli autistici sia i loro genitori, insegnanti e compagni.

Quanto sarebbe bello riuscire ad aiutare chi soffre di autismo per permettergli di far parte di un mondo “più facile” e più accessibile?

Queste famiglie, questi bambini e ragazzi hanno bisogno dell’aiuto di tutti noi. Facciamo in modo che accada!

Cristian Petenzi e Fabio Dalceri

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