Mondo Abilità

Il Blog di Altravoce Onlus
Orchestra Inclusiva

MusicoTerapia Orchestrale: Organizzazione E Lavoro!

La MusicoTerapia ha varie forme. Come detto, in qualità di realtà certificata, seguiamo gli indirizzi del Metodo Esagramma. Offriamo quindi itinerari terapeutici e formativi che sono unici in Europa e
fondati sul metodo originale della MusicoTerapia Orchestrale (MTO).

Gli strumenti dell’orchestra e la ricchezza delle partiture sinfoniche sono validi alleati per sentire ed esprimere emozioni e pensieri. Più facilmente l’apprendimento si riversa, così, nella sfera della parola, dell’immaginazione e della relazione sociale.

Il Lavoro Orchestrale Nella MusicoTerapia

I nostri percorsi di MTO sono accessibili a coloro che non hanno mai studiato musica né suonato uno strumento.

Il pianoforte, suonato da un musicista professionista dell’equipe, accompagna e sostiene il gruppo orchestra. Fin da subito gli strumenti sinfonici possono essere usati con soddisfazione. Fondamentale è l’esplorazione degli strumenti. Ci si sofferma dall’inizio sul loro uso specifico e sulle diverse tecniche per suonarli, in modo sempre più sofisticato. Questo permette di eseguire già agli esordi, in modo semplice, brani orchestrali arrangiati piacevoli e interessanti. Nel tempo la Metodologia Esagramma ha compreso quanto sia importante impiegare brani della letteratura classica: non risultano scontati e si possono lavorare a diversi livelli:

  • melodico
  • ritmico
  • polifonico
  • timbrico

La presenza nel gruppo di un affiancatore competente permette ai ragazzi che si approcciano di impadronirsi correttamente e man mano delle tecniche necessarie al percorso.

Lavorare con la MusicoTerapia Orchestrale significa lavorare intenzionalmente, costruire insieme un evento sinfonico dove ogni voce sia riconoscibile e degna. Aiuta a riconoscere sé ma anche l’altro, grazie all’ascolto e al rispetto degli altrui interventi musicali. Percepire il peso del proprio intervento risulta gratificante, stimola al lavoro di gruppo (polifonico). La disabilità può porre limitazioni e difficoltà, che però possono essere superate. Come? Guardando alle abilità che man mano si acquisiscono, tralasciando lo sguardo sociale che vede in una persona con disabilità come capace di eseguire solo richieste elementari. Lo scopo non è “far felice”, “tenere occupati”, “farli stare tranquilli”. Piuttosto quelli di responsabilizzare, di permettere ad una persona di riconoscere le sue reali possibilità. Di essere messa di fronte alle difficoltà ed uscirne come un soggetto in grado di sostenere un’attività culturalmente qualificata.

Le Assegnazioni Strumentali

Assegnare un determinato strumento ad una determinata persona non è cosa da poco. Generalmente si cerca di trovare un equilibrio tra le preferenze spontanee del ragazzo e la cosiddetta “fantasia progettuale” dell’educatore. Questo significa che l’educatore deve essere in grado di cogliere le opportunità benefiche che uno strumento potrebbe offrire al ragazzo. Anche se questo dovesse significare un approccio che, a primo impatto, non risultasse il più spontaneo e redditizio. Tutto ciò ha ovviamente uno scopo: mettere il ragazzo dinnanzi ad un vincolo che possa stimolarne le potenzialità, che gli faccia superare difficoltà non presenti con un altro strumento. Sempre senza esagerare nella tensione, s’intende.

Possiamo individuare alcune fasi dell’assegnazione strumentale nell’ambito della Musicoterapia Orchestrale.

  • 1 fase: esplorazione spontanea delle preferenze. I ragazzi scelgono lo strumento che più desiderano. L’educatore, da subito, spiega la posizione corretta, i timbri differenti che può produrre,
  • 2 fase: esplorare le tecniche esecutive di uno specifico strumento. Questa fase si apre nel momento in cui si nota che il ragazzo ha particolare connessione con uno strumento, o mostra particolari abilità nell’approccio ad esso. Approfondire le tecniche significa dare alla persona nuovi metodi per esprimersi.
  • 3 fase: alcuni strumentisti professionisti integrano tecnicamente l’equipe di base. Questo permette di sviluppare al meglio le tecniche di base con lezioni individuali. Il tutto si svolge sempre in integrazione con l’equipe psicopedagogica che fornisce istruzioni adeguate e obiettivi richiesti.
  • 4 fase: questa fase prevede due obiettivi. Da un lato distogliere una fissazione negativa per uno strumento, che crea impoverimento espressivo. Dall’altro relazionarsi con l’insieme mediante un apprendimento reciproco tra i ragazzi stessi.

La motivazione in tutto questo gioca un ruolo fondamentale. Ed essa passa inevitabilmente attraverso l’apprezzamento della qualità del lavoro musicale.

Mario, violoncellista

L’Improvvisazione Strutturata

Il metodo di lavoro praticato in MTO fa riferimento alla cosiddetta “improvvisazione strutturata”.

  • Inizialmente l’obiettivo è la decostruzione degli stereotipi sulla musica inserendo variazioni timbriche, melodiche, frammenti tematici. E l’abitudine alla plasticità della materia musicale.
  • In un secondo momento questa confidenza con il brano viene portata ad assimilare e interpretare testi già scritti.

Questi brani, eleganti e ricchi, risultano stimolanti per l’aspetto simbolico da esternare. Insistere su questo ha come scopo quello di oltrepassare la soglia mimica del riflesso sonoro-musicale, sollecitando l’espressività simbolica. Nella pratica questo si riflette nella cura di un suono, fino all’ascolto reciproco.

L’improvvisazione è una fase importantissima, orienta la scelta delle soluzioni più adatte. L’educatore, con anni di esperienza e formato al metodo, deve sempre trovare un equilibrio tra risorse potenziali dell’alunno e grado di difficoltà di un intervento musicale richiesto.

Le Sessioni Di MusicoTerapia Orchestrale

Un incontro-sessione di Musicoterapia orchestrale si divide in quattro parti.

  • Preparazione dell’incontro. Si svolge almeno mezz’ora prima dell’inizio ad opera dell’equipe. In attesa dei ragazzi, la sala viene preparata, gli strumenti accordati, gli schemi della lezione definiti. Viene avviata la registrazione della lezione poco prima del suo inizio, quando i ragazzi entrano in sala musica (con gli educatori, mai con i genitori).
  • La lezione vera e propria è guidata dal conduttore. Si svolge in una sala music attrezzata, luminosa, al riparo da distrazioni. Il gruppo assume la forma di una squadra di lavoro: vi sono obiettivi da raggiungere!
  • Infine vi è uno scambio di impressioni, durante la “merenda” (rispettando le disposizioni sanitarie in atto). Intorno ad un tavolo, educatori e ragazzi hanno un momento di socializzazione, di distensione, di scambio. Anche su altre attività: tempo libero, relazioni, passioni.
  • L’ultimo stadio vede all’opera solo l’equipe. Dopo l’uscita dei ragazzi, viene steso un diario dell’incontro. Si parte dalle osservazioni avute per poi focalizzarsi sul lavoro di ogni singolo ragazzo. Si decide poi il programma della lezione successiva.

Specifiche Sul Triennio..

Abbiamo avuto modo di parlare del Triennio MTO nello scorso articolo. Riteniamo necessario, per una maggior conoscenza del nostro lavoro, dare ulteriori specifiche.

Innanzitutto i ragazzi sono coinvolti in incontri di cadenza settimanale. Ogni anni segue il calendario scolastico ed è composto da una trentina di lezioni. Il programma dei tre anni si può così sintetizzare:

  • primo anno: comprensione delle strutture musicali elementari. Esplorazione degli strumenti e identificazione di quello “privilegiato”. Le forme smusicali son semplici e intuitive come ninne nanne, marce, danze.
  • secondo anno: è richiesto un duplice obiettivo. Ampliare le capacità d’insieme e approfondire il rapporto con lo strumento. C’è la possibilità di usufruire di lezioni individuali, per incentivare il singolo a scoprire le proprie risorse.
  • terzo anno: consolidamento dei risultati acquisiti. I fatti musicali divengono più ampi, i brani richiedono fino a mezz’ora di esecuzione ininterrotta e partecipante. La fissità sul proprio strumento è rotta: l’obiettivo è sì fare interventi più sciolti, creativi e personali ma anche quello di ricercare uno scambio di ruoli strumentali.

Ogni anno termina con un concerto-saggio. E’ destinato ai famigliari al termine del primo anno, anche agli amici al termine del secondo mentre un grande concerto chiude il triennio ed è eseguito in un teatro che ospita centinaia di spettatori. Il concerto finale prevede inviti, programmi di sala, introduzione e presentazione del metodo. E, infine, i diplomi di fine percorso.

E, soprattutto, la presa di coscienza di ciascuno di avercela fatta. L’esposizione dei progressi ottenuti è indescrivibile: un salto qualitativo della persona prima inimmaginabile. Con fiducia e in un ambiente stimolante e accogliente, le competenze personali e relazionali migliorano nettamente. Così come la responsabilizzazione, la risposta agli stimoli, l’ascolto di sé e degli altri. Puntando sulle abilità, tutto questo non è sogno, ma realtà realizzabile.

Giada Franzoni

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