Programma PIPPI e le potenzialità dei bambini
PIPPI. Cos’é? Con l’acronimo P.I.P.P.I. (Programma di Interventi per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), si fa riferimento al personaggio televisivo di Pippi Calzelunghe: figura simbolica che esprime le infinite potenzialità di ciascun bambino e le loro capacità di far fronte in maniera positiva alle difficoltà – con il sostegno delle reti sociali – che può permettere loro di arrivare a un recupero nelle situazioni di vulnerabilità familiare.
Potenzialità dei bambini.
Non vi dice niente?
Noi parliamo spesso della potenzialità di una persona con diversi tipi di disabilità: motorie, neurocerebrali, sindromi genetiche, autismo. Ed è per questo che oggi siamo contenti di raccontarvi di più sul progetto P.I.P.P.I.

Obiettivi del Programma P.I.P.P.I
P.I.P.P.I. – essendo un modello di intervento dei servizi sociali, sanitari, educativi e della giustizia nei confronti delle famiglie vulnerabili – ha come obiettivo di sostenere queste famiglie: per evitare che la situazione peggiore e si debba, più avanti, allontanare i minori.
L’obiettivo primario è quello di aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo, secondo il mandato della Legge n. 149 del 28 marzo 2001:
- articolando le aree sociale, sanitario, educativo-scolastico
- tenendo conto nella strutturazione di analisi e risposte a questi bisogni
- considerando le prospettive dei genitori e dei bambini stessi
Chi sono le famiglie vulnerabili a chi applica il programma?
Il programma viene applicato alle famiglie vulnerabili con figli di età compresa da 0 a 11 anni compiuti (con la possibilità di allargare anche a ragazzi e ragazze della fascia 12-14).
Secondo la definizione di negligenza che ne danno Carl Lacharité et al:
<<Una carenza significativa o un’assenza di risposte ai bisogni di un
bambino, bisogni riconosciuti come fondamentali sulla base delle
conoscenze scientifiche attuali e/o dei valori sociali adottati dalla
collettività di cui il bambino è parte>>
Questa definizione consente di focalizzare l’attenzione sui bisogni di sviluppo dei bambini. Piuttosto che sui deficit dei genitori.
Molta letteratura internazionale converge nell’affermare che gli effetti sono seri, profondi e spesso associati a:
- danni cerebrali,
- difficoltà scolastiche,
- problemi di salute mentale,
- comportamenti antisociali e delinquenziali in età adolescenziale e giovanile.
Approccio e interventi di P.I.P.P.I.
Il programma PIPPI intende sperimentare un approccio di ricerca e intervento pertinente rispetto alle caratteristiche e ai bisogni delle famiglie coinvolte.
Propone:
- linee d’azione innovative nel campo dell’accompagnamento alla genitorialità vulnerabile
- un’ipotesi di contaminazione fra l’ambito della tutela dei minori, quello del sostegno alla genitorialità e quello della povertà
Per ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare.
Modello multidimensionale de “Il Mondo del Bambino”
Ora vi mostreremo il framework teorico o quadro teorico di riferimento che favorisce una comprensione olistica dei bisogni e delle potenzialità di ogni bambino e di ogni famiglia. Questo quadro ha per nome “Il Mondo del Bambino” e struttura la formulazione sistematica di descrizioni accurate della situazione come si presenta qui e ora. Al fine di individuare gli interventi da mettere in campo e identificare i possibili miglioramenti.
Il modello MdB rileva le tre dimensioni fondamentali che contribuiscono allo sviluppo di un bambino:
- i bisogni evolutivi;
- le risposte delle figure parentali a tali bisogni;
- i fattori dell’ambiente.
Ognuna di queste tre dimensioni è a sua volta composta da un certo numero di sotto-dimensioni.

P.I.P.P.I. nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
P.I.P.P.I. è stato avviato nel contesto della normativa europea vigente (CRC1989, EU2020Strategy, REC. 2006/19, REC. 2013/778). Questa legge riconosce il sostegno alla genitorialità come “una strategia essenziale per rompere il circolo dello svantaggio sociale e assicurare ai bambini una buona partenza nella vita”. E della legge n. 149/2001, che sottolinea l’importanza di far crescere i bambini all’interno delle famiglie.
P.I.P.P.I. si inquadra inoltre all’interno dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, è stato stabilizzato all’interno delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza per i prossimi anni e viene finanziato attraverso il Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS).
Dopo 10 anni di azioni sperimentali, P.I.P.P.I. è divenuto parte integrante del sistema dei servizi come dimostra la recente approvazione del Piano Sociale Nazionale in cui è prevista l’attivazione di un LEPS.
Collaboratori con il Programma PIPPI
Il Programma P.I.P.P.I. è il risultato di una collaborazione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell’Università di Padova, i Servizi sociali e di protezione e tutela minori nello specifico, come: le cooperative del privato sociale, alcune scuole; e ASL che gestiscono i servizi sanitari degli enti locali coinvolti.
Esso rappresenta il tentativo di creare legami tra diverse istituzioni (Ministeri, università, comuni) con la stessa missione – di promuovere il bene comune -, nonché tra professioni e discipline nel campo del servizio sociale, della psicologia e delle scienze dell’educazione. Allo scopo di affrontare unitamente la sfida di ridurre il numero dei bambini allontanati dalle famiglie.
In sintesi, sono coinvolti nella gestione del programma:
- la Regione, con il ruolo di coordinatore e di vigilanza sull’attuazione delle linee di indirizzo ministeriali;
- l’Ambito territoriale, che ha la responsabilità di garantire l’attivazione delle misure previste dal progetto;
- il Gruppo Scientifico che ha la responsabilità tecnico-scientifica dell’implementazione del programma.
Sulla potenzialità dei bambini si fonda P.I.P.P.I… e perché no, anche quelli con una disabilità!

