Mondo Abilità

Il Blog di Altravoce Onlus

Integrazione e Autodeterminazione Nel Percorso Educativo

Il lavoro di AltraVoce si basa su un assunto: una persona con disabilità deve poter avere un’ottima qualità della vita. Che siano bambini, ragazzi o adulti e con qualsiasi tipologia di disabilità. Per favorire la qualità della loro vita, proponiamo un lavoro educativo e riabilitativo musicale improntato sulle sue abilità. In questo percorso, basato sull’utilizzo del Metodo Esagramma, l’integrazione e la scelta del percorso educativo giocano un ruolo fondamentale. Scopriamo insieme come esse vengono favorite.

Percorso Educativo. Cosa è l’integrazione?

Favorire l’integrazione all’interno di un percorso educativo significa allontanare le condizioni che risultano negative per un corretto sviluppo della personalità. Dato e considerato che ciascuna personalità è unica nel suo genere e presenta caratteristiche uniche, l’educazione non può essere unilaterale.

Alla base della relazione vi è infatti un legame tra due persone che diventa educativo nel momento in cui entrambi i soggetti coinvolti ne traggono insegnamenti funzionali alla propria crescita individuale e sociale. Per questo nessun rapporto educativo risulta essere un processo a senso unico, ma un percorso fondato sulla reciprocità. L’ovvia conclusione è che non si deve guardare solo ai risultati finali del rapporto educativo, ma a tutto il processo nel suo svolgersi.

Il processo nel suo insieme tende a sollecitare le forze interne dell’educando per farle crescere in modo coerente. Lo sviluppo appare così in sintonia con il più grande disegno personale di realizzazione, strutturato sulle esperienze e sulle relazioni.

Autodeterminazione E Intenzionalità

Attraverso la relazione educativa avviene il processo di socializzazione, di trasferimento delle conoscenze e di trasformazione del sapere in competenze. Essa comprende componenti affettive e sociali, ed è proporzionata a bisogni e caratteristiche del singolo. Gli obiettivi dell’intervento educativo risultano flessibili alle circostanze e ai cambiamenti che via via la relazione stessa produce. Non vi è ripetizione di un modello precostituito, ma maturazione di coscienza di sé che porta ad investire le proprie risorse cn autodeterminazione.

Ed ecco che arriviamo al concetto di “intenzionalità”, alla base di azioni e relazioni dell’individuo. Associare questo alla persona con handicap può sembrare difficile a causa della concezione statica e irrimediabile che abbiamo di disabilità. Ci si chiede spesso in quale misura il comportamento di un persona con disabilità sia guidato dalla cosciente intenzione. Proponiamo quindi il pensiero di Giuseppe Vico, che è stato docente di Pedagogia generale nell’Università Cattolica di Milano e autore di libri a tal riguardo.

La persona con handicap può vivere questa dimensione percependo quotidianamente spazi e tempi di libertà personale, di dedizione e di fedeltà agli altri e alla sua condizione.

Giuseppe Vico

Intenzionalità Nella Disabilità

Non possiamo risolvere con argomentazioni astratte questo problema, anche perché la consapevolezza dell’intenzionalità altrui è sempre questione dell’interpretazione di un agire simbolico. Riconosciamo l’intenzionalità solo se siamo disposti a integrare l’altro in una dimensione simbolica. C’è necessità di empatia, di sforzo per intendere la lingua dell’altro, bisogna manifestare il nostro effettivo desiderio di comprenderlo.

Nel momento in cui le difficoltà di comunicazione sono al limite delle nostre risorse, occorre entrare nel campo dell’anticipazione fiduciale. Ciò significa che il riconoscimento di una intenzionalità dipende soprattutto da una anticipazione di credito. Senza fiducia non è possibile decifrare ed elaborare gli altrui segni di comunicazione.

Proponiamo quindi di rivolgere lo sguardo verso sé stessi, per domandarsi in che modo la persona con disabilità può essere da noi percepita e vissuta come persona e se si vogliono davvero esplorare le sue reali potenzialità di realizzazione. Per far questo è necessario liberarsi dei veli di compassione, più o meno intenzionali che siano, dannosi allo sviluppo di ambo le parti in relazione. Se il deficit fisico o psichico interferisce irrimediabilmente sulla sfera della comunicazione, questo impatto può e deve essere riconosciuto. Il che non significa mancanza di alternative o impossibilità di comprensione, tutt’altro. Si può affrontare interrogandosi sulle strutture di personalità invece che sul comportamento e sui suoi deficit. Non ci si deve accontentare di rappresentazioni ma cercare vere e proprie rappresentanze.

Finalità Concrete Del Percorso

Dare indicazioni certe e diventare punti di riferimento sicuri ed autorevoli sono due elementi che creano all’interno del percorso riabilitativo un clima di fiducia. Si tratta di un punto di partenza perché si sviluppi l’autostima che richiede il riconoscimento non solo dei bisogni fisiologici, ma anche di quelli psicoaffettivi: stima, affetto, autorealizzazione.

Con i percorsi di MusicoTerapia Orchestrale, il ragazzo o adulto con disabilità può sviluppare i sentimenti di:

  • accettazione
  • sicurezza,
  • fiducia in sé e negli altri,
  • capacità di risolvere problemi interpersonali
  • capacità di affrontare situazioni di stress emotivo.

A livello interpersonale mira a promuovere comportamenti e atteggiamenti di collaborazione, solidarietà, mutuo rispetto, capacità di mediazione, riconoscimento delle diverse modalità di interazione. Viene a essere, quindi, un efficace strumento di formazione della personalità e un valido mezzo di prevenzione di ulteriori comportamenti devianti.

Giada Franzoni

Guarisce dalla leucemia anche grazie alla musica

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