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Il Metodo Esagramma e il Progetto di Vita

Metodo Esagramma. Cos’è? In cosa consiste? Se cerchi o vuoi sapere quale sia il metodo più efficace per migliorare la vita di una persona con disabilità – autismo, disabilità intellettive, sindromi genetiche – allora ecco la risposta.

Come nasce il metodo?

E’ un modo diverso di guardare alla Musicoterapia. Il Metodo Esagramma nasce con il nome di MusicoTerapia Orchestrale negli anni ’70. Un sentimento analitico ha mosso i fondatori: Monsignor Pier Angelo Sequeri e dott.ssa Licia Sbattella. Volevano andare oltre gli spazi prefissi, limitati, della Musicoterapia e arrivare all’interpretazione delle manifestazioni musicali e relazionali delle persone con disabilità. Per conoscere gli aspetti fondanti del Metodo Esagramma e della Musicoterapia Orchestrale, leggi l’articolo MUSICOTERAPIA ORCHESTRALE: IL METODO ESAGRAMMA.

L’Obiettivo Principale

L’apporto di numerosi altri professionisti in ambito psicologico, musicale e pedagogico ha permesso per creare percorsi riabilitativi, terapeutici e formativi per persone disabili focalizzati all’Inclusione con la I maiuscola. Non a caso la loro frase più conosciuta, e da dove sono partiti, è “non si poteva e non ci si voleva rassegnare al fatto che qualcuno fosse considerato piccolo per sempre”. Hanno trovato un modo per far sì che bambini, ragazzi e adulti disabili trovassero un’opportunità di vita in campo musicale.

Il progetto di vita di cui tanto si parla oggi prevede infatti che la persona disabile non sia messa da parte. E’ facile infatti guardare un bambino con una grave disabilità motoria o mentale e credere che non sia possibile vederlo suonare uno strumento vero e tanto meno vederlo far parte di un’orchestra. E da quando il Metodo Esagramma stato poi ottimizzato, messo a punto in modo concreto, ha avuto incredibili risultati.

Migliaia di ragazzi disabili e genitori da quel momento non si sono mai fermati ne rasseganti. Tanto meno hanno creduto di essere arrivati alla fine del tragitto, di non avere possibilità di vita. E il Metodo Esagramma tutt’ora si espande in nuovi posti, luoghi e nazioni, dove c’è interesse nel far vivere l’inclusione, intesa come dare quella dignità che una persona fragile e con disabilità, merita .

Il percorso non solo musicale per chi è fragile

I percorsi educativi e riabilitativi musicali offerti da Altravoce – dove adottiamo il Metodo Esagramma e l’Analisi Comportamentale Applicata, la cosiddetta ABA – hanno dunque molteplici vantaggi per la persona disabile:

  • il miglioramento dell’autostima;
  • la possibilità di far nascere nuove e autentiche amicizie grazie alla socialità;
  • il superamento delle criticità comportamentali;
  • la scoperta di nuove abilità, sia nella relazione sia nella musica;

Sicuramente inclusione vuol dire tutto questo. E l’Inclusione è l’obiettivo principale, che significa vedere una collaborazione prima di tutto umana, sincera, vera, tra persone con e senza disabilità.

Volendo riassumere il percorso per un bambino, ragazzo o adulto che entra ad Altravoce si suddivide in queste macro parti:

  • Il Triennio di Musica Inclusiva Orchestrale;
  • il Perfezionamento Orchestrale
  • la partecipazione all’Orchestra Sinfonica Inclusiva Altravoce;
  • il progetto di inclusione occupazionale, “Vengo Io” (per gli adulti);

In tutti questi capitoli, il bambino, ragazzo o adulto disabile ha un ruolo importante, imprescindibile e unico. Inoltre il cittadino comune, il vicino di casa, la mamma o il papà all’interno del pubblico che lo ascolta, riesce finalmente a valorizzare il contributo musicale di quel bambino, ragazzo o adulto e cambia il suo modo guardarlo, vedendolo come persona capace di fare e non solo come “persona con dei limiti”.

Durante i percorsi, bambini, ragazzi e adulti con disabilità mentale lavorano sulla fiducia e allo stesso tempo le loro competenze musicali si ampliano, diventando musicisti nonostante la disabilità. Per approfondire visita ESAGRAMMA: QUEL RIGO IN PIÙ CHE GARANTISCE L’INCLUSIONE.

Se è possibile con la musica sinfonica è possibile anche in altri campi di vita

Una volta dimostrato che è possibile l’inclusione di persone fragili in un campo così complesso come la musica sinfonica, allora è possibile anche nella vita lavorativa o in altri campi che consideriamo troppo “intellettuali” per chi ha una disabilità intellettiva ma nei quali, in realtà, quella persona troverebbe la propria missione.

Tutto sta nel riconoscere che siamo noi i primi a dover riconoscere cosa quel ragazzo autistico può fare ma non dobbiamo chiudergli le porte dicendo che “quella cosa non la può fare”. Abbiamo questa responsabilità. E poi dobbiamo riconoscere che è lui stesso a doverlo decidere, e dobbiamo dargli questa possibilità.

Disabilità mentale? Il futuro ha le porte aperte.

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